il castello di Bossi

   

 

"Circa Poia conviene riferire come anticamente fosse fiancheggiata da una rocca, non potendosi intendere se non di questa Terra ciò che riferisce il Morelli, ricordando che Carlo Magno verso la sommità della Valle si avanzò a Poggio Castello"

 

Padre Gregorio Brunelli

da 'Valle Camonica Curiosi Trattenimenti contenenti ragguagli sacri e profani dei popoli camuni'

 
 

poja.jpg (33247 byte)Anni 10: la frazione di Poja dove verrà ricostruito il castello

  pdlbomb.jpg (24286 byte)29 Settembre 1917: Ponte  bombardata dagli austriaci  
 

pdl1921.jpg (40196 byte)1921 panorama del paese dalla strada per il Tonale

  pdlbomb.jpg (24286 byte)29 Settembre 1917: Ponte  bombardata dagli austriaci  
 

pdl1930.jpg (34098 byte)1923 il castello è concluso

  pdl1950.jpg (53163 byte)1950 panorama di Ponte di Legno  
 

Dalla preistoria alla dominazione romana

Il primo insediamento umano nell’alta Valle Camonica e nella zona di Ponte di Legno probabilmente sorgeva dove è ora sita Villa d ‘Allegno (frazione di Temù). Nato come villaggio di pastori, si era poi trasformato in piccolo paese montano con le caratteristiche case in sassi coperte di lastre di pietra o fascine di legname sottile. In epoca più tarda durante il dominio romano venne realizzato uno dei tanti presidi militari che costellavano le vie romane di accesso alle valli e alle zone d’oltralpe. Durante i 500 anni di dominazione romana la collocazione strategica alla confluenza di più torrenti ai piedi di due importanti passi montani ne ha fatto un centro di controllo per le vie che conducevano in Val Vermiglio e in Val di Non.

 

Dai Longobardi al Barbarossa

Dopo i Longobardi cristianizzatori della Valle Camonica e dopo essere stata possesso del monastero di San Salvatore, nel 774, con la conquista carolingia, passò al monastero benedettino di San Martino di Tours. Nel documento di donazione vengono per la prima volta nominati i monti del Tonale. La Valle Camonica divenne successivamente per la maggior parte feudo del vescovo di Brescia (che assunse il titolo di Duca della Valle) e, in parte minore, feudo del vescovo di Bergamo. Nel 1100 il vescovo di Brescia infeudò in zona Lanfranco della potente famiglia dei Martinengo. Il passo del Tonale assunse particolare importanza ai tempi di Federico Barbarossa che nelle sue numerose discese in Italia passava, con le proprie truppe e col suo numeroso seguito, proprio sul passo.

 

L'ascesa dei Federici e la Repubblica Veneta

Con il Barbarossa la famiglia Federici di Mù (sembra che il suo nome possa derivare proprio da Federico) assunse un ruolo di primissimo piano. La sua appartenenza alla parte ghibellina portò a cruenti scontri con la parte guelfa alleata del vescovo di Brescia. Chiamati a far da pacieri, i Visconti di Milano, divennero in breve tempo i nuovi padroni e si trasformarono nei protettori dei ghibellini Federici che aumentarono così la loro influenza, tanto che nel 1410 Giovanni Federici venne nominato conte di Dalegno. Rimasta un poco isolata l’alta Valle Camonica non subì le violenze e le distruzioni per i repentini e numerosi passaggi di possesso tra Venezia e i Visconti prima e gli Sforza poi che caratterizzarono il resto della Valle. Con la pace di Lodi, nel XV secolo, ci fu il definitivo passaggio sotto la Serenissima Repubblica Veneta. La politica della Serenissima rispettosa degli usi e delle consuetudini diede il corso ad un periodo di pace e prosperità. Nel 1498 furono stampati a Brescia dai fratelli Britannico alcuni regolamenti e leggi locali raccolti in "Statuti" della Valle Camonica. Fu sotto la dominazione della Serenissima che nello stemma di Ponte di Legno fu inserito il Leone di San Marco, protettore della Repubblica.

 

Dall'inquisizione al tardo seicento

Nel 1500 l’alta valle Camonica fu teatro di vicende orribili come i numerosi roghi di streghe che si credevano annidiate al passo del Tonale, luogo in cui si riteneva che avvenissero Sabba e riunioni di stregoneria varia. Decine di donne innocenti accusate di stregoneria furono arse vive a Edolo e altrove in valle Camonica. Venezia tentò più volte, ma con scarso successo, di impedire tale barbarie e fu posto un freno a questi processi che costellarono tutto il XV secolo e buona parte del XVI. Tra il 23 e 28 agosto del 1580 San Carlo Borromeo fu in visita apostolica a Ponte di Legno. Nelle sue relazioni ebbe modo di apprezzare il fervore religioso dei camuni della zona. Nel 1610, in una chiara e precisa relazione sulla Valle, il rettore veneto Giovanni da Lezze scriveva, nel "Catastico", che la gente dell’alta valle viveva di agricoltura e pastorizia. Funzionavano ben 11 mulini, 2 segherie e 4 fucine che producevano attrezzi non militari ma per la campagna. Descrivendo la zona di Ponte di legno veniva anche riportato che: "Contiene nove terre e cioè: Ponte, Pezzo, Precasaglio, Zoanno, Poiano, Villa, Pontagna, Temù e Licanù. Nel dettagliato rapporto contenuto nella "Descrizione generale" stesa dal capitano di Brescia Francesco Grimani, risulta che nel 1764 gli abitanti erano 987. Mulini, fucine, segherie e folli erano in numero invariato rispetto al 1610. Delle persone valide, 170 lavoravano la campagna, 2 commerciavano, 48 erano artigiani e 18 i mulattieri. Non c’erano né armaioli né carrettieri. Il patrimonio zootecnico era costituito da un centinaio di equini (muli e somari e soltanto due cavalli), 342 bovini da giogo, 3. 154 pecore e 19 capre.

 

Da Napoleone all'unità d'italia

Durante il periodo pre-napoleonico (la nota e brevissima repubblica Bresciana del 1797) e quello del Primo Impero francese la zona fu teatro di sporadici scontri tra le truppe francesi e quelle austro-russe. Sotto l’Impero dell’Austria, dal 1815 fino alla Seconda guerra d’Indipendenza del 1859, la Valle Camonica passò sotto il dipartimento alpino di Bergamo. Fu, come in tutta la Valle Camonica un periodo tetro e infelice a causa di alcuni devastanti incendi. Quelli nel 1817 e nel 1838 distrussero quasi completamente tutte le abitazioni del paese, che erano costruite in buona parte con tronchi di legno e con coperture resinose. Inoltre il terribile flagello della fame e quello altrettanto duro e letale delle epidemie lasciarono lutti e tragedie che colpirono tutte le famiglie. La storia ricorda una sventurata spedizione militare durante la Prima guerra risorgimentale, nel 1848, una colonna di volontari salì per il Tonale per entrare in Trentino: guidati da un Brichetti di Ponte di Legno furono pesantemente sconfitti dagli austriaci. Questi iniziarono nell’alta valle un reclutamento forzato: che non uno rispose alla chiamata malgrado le pesantissime pene previste (deportazione, servizio militare in luoghi lontani come Ungheria e Boemia e anche la pena di morte). Nella seconda guerra d’Indipendenza un battaglione austriaco di 1.500 soldati fu accasermato a Ponte di legno sino alla vittoria franco-piemontese e la proclamazione del regno d’Italia. Nella Terza guerra d’Indipendenza, nel 1866, essendo ancora una zona di confine, ci furono numerosi disagi, anche a causa delle sconfitte che subirono alcuni reparti di garibaldini che, animati di buona volontà ma di scarsissimi mezzi e armamenti, subirono a Vezza d’Oglio una pesante sconfitta.

 

Dalla prima guerra mondiale primi anni 70

Durante la prima guerra mondiale il paese subì pesanti bombardamenti che ridussero in macerie l’intero abitato. I più terribili e distruttivi furono quelli nel maggio 1916 e nel settembre 1917. La prima linea era poco distante e Ponte di Legno era in pratica nelle immediate retrovie. Ancora molti i lutti e le distruzioni tanto che nel monumento-ossario del Passo del Tonale, la cui prima pietra fu posta dal re Vittorio Emanuele III il 4 settembre 1922 (inaugurato poi il 31 agosto 1924) sono raccolti i resti di più di 800 caduti. Dopo il periodo di povertà e di emigrazione nel secondo conflitto mondiale i lutti furono tanti, testimoniati dalle numerose croci sulle Case di Viso. Queste ricordano che al termine della seconda guerra mondiale, la Resistenza si protrasse su queste montagne una settimana oltre il 25 aprile, per l’ostinazione dei partigiani nel contrastare le numerose colonne militari tedesche che si stavano ritirando verso l’Austria e la Germania. Nel secondo dopoguerra Ponte di Legno divenne una delle più note e apprezzate località di turismo invernale e dagli anni ‘50 anche di turismo estivo. Lo sviluppo edilizio dagli anni ‘70 ha allargato i confini de vecchio centro storico e numerose sono le ville disseminate sulle strade che conducono verso il passo del Tonale e verso il passo del Gavia. Nella piana prospiciente l’abitato sono sorte strutture alberghiere e condomini che hanno integrato i vecchi alberghi e le pensioni a conduzione famigliare che erano caratteristiche del turismo di inizio secolo.

 
   
   
   
   

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Ultimo aggiornamento: 22-06-07